Ero venuto in Italia dalla Francia con l’incarico da parte di una rivista parigina di inviare, a titolo di prova, dei rapporti sulla situazione economica italiana. In quel periodo il regime di Mussolini limitava sempre più la pubblicazione di dati statistici ufficiali sull’economia, così che erano necessari una lettura attenta di quel poco che veniva pubblicato e uno spoglio costante dei quotidiani finanziari […] Mi piaceva questo lavoro da “detective”, specialmente quando riuscivo a scoprire cose che le autorità fasciste volevano nascondere.
Albert O. Hirschman
A lungo mi sono occupato di economie locali e distretti industriali, con un’attenzione particolare ai temi del mercato del lavoro locali. Per questo motivo posto qui una delle poche cose che ho scritto e che possono essere liberamente riprodotte. È una rassegna delle misure che i governi regionali hanno preso per sostenere le economie locali (in questo caso i mercati locali del lavoro c’entrano quindi poco) e me lo ricordo come un lavoro tanto faticoso quanto stimolante: la mia scarsa vocazione alla giurisprudenza mi rendeva penoso analizzare le leggi regionali e, tuttavia, quasi come un novello Sherlock Holmes, mi sforzavo di estrarre da quegli articoli scritti in burocratese le reali intenzioni dei legislatori.
La produzione legislativa sui distretti industriali prende avvio in Italia all’inizio degli anni Novanta con la legge 317/1991 che riconosce i distretti come territori che – sebbene non definiti da un punto di vista amministrativo – possono essere oggetto di interventi di politica economica. Tuttavia, la congiuntura economica (cfr. la crisi del settembre 1991 e la necessità di “centrare” gli obiettivi che avrebbero permesso l’ingresso dell’Italia nell’Unione Monetaria Europea) ha relegato in secondo piano l’attuazione di misure a sostegno delle economie locali, di fatto facendo slittare la programmazione di politiche economiche caratterizzate a livello locale all’inizio degli anni Duemila.
Da una parte, si tratta di interventi che arrivavano con un qualche ritardo, dato che i distretti industriali stavano ormai confrontandosi a sfide sempre meno locali e sempre più globali: come noto, molti distretti industriali – particolarmente quelli sottoposti alla concorrenza dei paesi in sviluppo – non sono sopravvissuti alla globalizzazione ed una legge in grado di aiutarli a fronteggiare le dinamiche globali sarebbe stata più utile proprio a cavallo tra la fine degli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta.
D’altra parte, questa produzione legislativa è stata declinata in una molteplicità di modi e pratiche (nel testo sono esaminate le legislazioni di otto Regioni) che, con una qualche difficoltà abbiamo cercato di portare ad omogeneità. In particolare abbiamo considerato due aspetti: a) la negoziazione tra il livello regionale e quello sovralocale (misure top down vs. misure bottom up); b) la capacità progettuale degli attori locali (progettazione dipendente dai bandi, inviti a proporre e concertazione territoriale).
La speranza, ovviamente, è di non aver scritto troppe stupidaggini (cliccare sull’immagine per accedere al documento).
Questo contributo è protetto da copyright, pur se liberamente scaricabile e consultabile: si prega quindi di citarlo come Gioacchino Garofoli, Cesare Benzi, Domenico Procacci, Una rassegna delle misure regionali a sostegno dei distretti industriali: strumentazioni e modalità di intervento, in Osservatorio nazionale distretti italiani, Idee, esperienze e progetti per rafforzare o ricostruire la competitività dei territori, Unioncamere, 2014, pp. 4-23.
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