Il vostro futuro non è ancora stato scritto, quello di nessuno. Il vostro futuro è come ve lo creerete. Perciò createvelo buono
Back to the Future Part III, Robert Zemeckis
Questo è il secondo e ultimo contributo che posso inserire sul blog perché riproducibile senza incorrere in sanzioni. Tra l’altro, ciò è dovuto al fatto che non è mai stato pubblicato e questo – come si potrà ben comprendere – aiuta un bel po’.
La storia di come nasce questa cosa qui è strana. Venni assunto per mettere in ordine un po’ di dati e di grafici per un libro sullo sviluppo economico italiano del dopoguerra (se proprio vi fa piacere leggerlo lo trovate qui): solo che il tempo era limitatissimo e si dovette far tutto – l’autore i testi ed io i dati – in un paio di mesi scarsi in cui lavorai anche di notte; il risultato, come ovvio, è stato un libro con molte imperfezioni (persino l’italiano in certi passaggi ha chiesto aiuto), anche se le tesi sostenute erano a mio avviso molto condivisibili, almeno fino all’inizio del nuovo millennio.
Venni pagato con il più classico degli assegni di ricerca e mi trovai – insieme al mio “quasi fratello” con cui ho firmato queste pagine – a fare esercitazioni nel corso di politica economica (che non è propriamente uno dei temi di cui mi sono occupato maggiormente nella mia esperienza lavorativa) in cui questo libro era il testo ufficiale di esame. Ci rendemmo subito conto che, da un lato, le imprecisioni e, dall’altro, la complessità del tema rendevano molto difficile la comprensione degli argomenti trattati nel corso agli studenti. Così cercammo di rendere più esplicite alcune ipotesi e rendere più comprensibile il contenuto del libro. Ma da lì a modificare ancora qualche ipotesi e a dire la nostra su alcune questioni su cui non eravamo perfettamente d’accordo con l’Autore è – come ben si comprenderà – un passo piuttosto breve.
Così ne è venuto fuori il contributo che propongo qui di seguito e che – ridotto all’osso – vorrebbe suggerire che il successo delle politiche economiche in Italia non dipende dall’esistenza di un vincolo esterno, ma (almeno in parte) da come quel vincolo esterno viene definito. E che come si definisce il vincolo esterno – ciò che implica una ovvia relazione con attori non nazionali – è una cosa che attiene alla sfera politica prima che a quella economica.
Nota divertente. Tutti esaltati dall’impresa di aver reso intellegibile il libro del nostro mentore e di avercene messo anche del nostro, decidiamo di sottoporre la cosa ad una rivista nazionale di buon livello, ben sapendo peraltro che avremmo avuto poche possibilità di pubblicazione. Così fu, in effetti, ma le motivazioni per cui non fu accettato ci sono sembrate curiose: a) l’articolo è un’interpretazione della storia economica italiana nel dopoguerra (cosa che avevamo dichiarato espressamente dalle prime righe); b) la formula di pagina 11 è troppo lunga (è vero, ma non si poteva suggerire di spostarla in un’appendice?); c) non avevamo citato un fondamentale articolo sul tema, che però – al momento in cui sottoponemmo il paper – non era ancora stato pubblicato. Insomma, abbiamo capito che non avremmo potuto farcela mai e che il nostro destino era quello solito, quello di una vita da mediani.
Ecco le nostre paginette, sono graditi commenti anche critici (cliccare sull’immagine per accedere al documento).
Questo contributo è protetto da copyright, pur se liberamente scaricabile e consultabile: si prega quindi di citarlo come Cesare Benzi, Andrea Kalajzic, Il vincolo esterno e la politica economica in Italia (1945-2015), mimeo, Università dell’Insubria, 2015.
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